Facebook trascina in tribunale chi spinge ai "suicidi" virtuali
Some prefer to give us a clean cut. Others are over, but then thought better. Still others leave it to software to perform for them the last click. It is the varied world of suicide, or aspiring, virtual.
for fun or because the dependence on social networks is too strong, because it is the sfufi its data-body and is better rifarsene a new one, or simply because it's nice to spend time with people in the flesh, more and more users that delete profiles, avatars, feeds, and tracks in the dense network of personal relationships of Web 2.0.
that the phenomenon has reached danger levels is evident from the fact that the defection is alongside a staff exodus increasingly organized, premeditated, collectively. Two Seppukoo services and Web 2.0 Suicide Machine will allow their users to unplug from social networks like Facebook, MySpace, LinkedIn and Twitter through an automated procedure.
both Launched in December, the two software are finished by few days under the fire of the legal team on Facebook, which denies them the violation of the Declaration of Rights and Responsibilities of Facebook users. Not only that, while lawyers for the parties are engaged in preliminary skirmishes of what could be a long legal battle, Facebook has blocked access to its network from the two sites, making them ineffective.
Created by Les Liens Invisibles (The Invisible Connections), a group of Italian artists consists of net Pestelli Clement and Jonathan Quintin, Seppukoo allows users to delete their own profile by following a procedure "ritualized" (Seppuku is ritual suicide samurai Japanese). To do so the user Facebook inserisce il proprio nome utente e password su Seppukoo.com, compone una pagina Web con cui essere ricordato/a, e scrive un biglietto d'addio. Il servizio disattiva l'account, spedisce le sue ultime parole al suo intero network di amici, e gli attribuisce un punteggio. Quanti più amici dell'utente suicidato decidono di imitare il suo gesto, tanto più l'utente ottiene un punteggio alto su Seppukoo.com - un meccanismo volto a incentivare il carattere virale dell'azione. Nel giro di poche settimane infatti, e prima dello stop di Facebook, Seppukoo avrebbe disconnesso circa ventimila utenti. Effettuata la rimozione, il servizio consentiva comunque agli utenti di riattivare il proprio profilo.
Più radicale l'approccio della Suicide Machine, una piattaforma lanciata da poche settimane da Moddr Lab, laboratorio multimediale di stanza a Rotterdam, coordinato dall'artista austriaco di origini bosniache Goran Savicic. In questo caso, una volta lanciata la Suicide Machine, gli utenti non possono più tornare indietro. Il programma inizia cambiando la password utente (il che significa che diventa impossibile riattivare il proprio account Facebook) e la foto del profilo utente. Poi procede alla rimozione di tutti i suoi amici, dei gruppi cui è iscritto e di tutti i suoi post. Infine, crea una pagina di commemorazione con una foto e poche parole d'addio e, per chi loro richiede, un video-ricordo del processo di cancellazione. Inoltre la Suicide Machine permette agli utenti di disconnettersi anche da Myspace, LinkedIn e Twitter. Ma a differenza di Seppukoo, e probabilmente per il carattere irreversibile dell'azione, la Suicide Machine avrebbe disconnesso finora "solo" 900 utenti, un numero che dopo lo stop di Facebook, arrivato nei primi giorni del 2010, non sembra destinato a salire di molto.
Difficile prevedere quale sarà l'esito della battaglia legale in corso. La principale contestazione che i legali di Facebook muovono ai due servizi è di fare phishing, cioé di utilizzare i dati personali dei suoi utenti e di farlo senza il loro consenso. I gestori dei siti rivendicano invece il diritto degli utenti di disporre come meglio credono dei propri dati personali.
Come dichiara a Repubblica.it Guy McMusker, art director e portavoce immaginario di Les Liens Invisibles, le richieste di Facebook "sono ingiustificate e nascondono la volontà di mantenere una posizione di monopolio nel sistema dei network e, soprattuto, nella conservazione e gestione dei dati dati personali che l'uso di questo sistema consente di ottenere a chi lo gestisce. In realtà - prosegue McMusker - le informazioni che risiedono sul sito seppukoo.com ci sono state comunicate volontariamente e coscientemente dagli iscritti a Facebook che ne sono gli unici titolari e che devono poter disporre di queste come vogliono; devono dunque avere la facoltà di poterle condividere con chiunque, anche esterno a Facebook e senza le imposizioni di Facebook."
www.repubblica.it
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